
E’ possibile affermare che la nascita della moderna industria degli occhiali sia avvenuta all’inizio del XX secolo, in un momento in cui – in realtà – il loro uso era limitato, il consumatore medio era decisamente moderato nei gusti e la manifattura ancora rudimentale. Soprattutto, i trend cambiavano con molta lentezza (noi non avremmo potuto offrirvi una collezione diversa ogni anno!) e le scelte erano ridotte a monocoli e stringinaso. E’ incredibile inoltre credere che esistesse uno stigma nell’indossare occhiali in pubblico!
Intorno agli anni 20 però, le cose iniziarono a cambiare; l’innovazione delle tecnologie permise uno sviluppo della loro lavorazione, facendo sì che gli occhiali diventassero un elemento della vita di tutti i giorni.
I materiali più utilizzati all’epoca erano l’oro, l’argento, leghe metalliche di nickel e stagno, corno o guscio di tartaruga, cellulosa di acetato e caseina (dal latte delle mucche). Gli artigiani americani, convinti che nuove forme avrebbero spinto verso l’alto il mercato, cominciarono a pubblicizzarle sui nascenti giornali del settore, nutrendo una competizione fatta di design innovativo e tecniche sempre più sofisticate. Anche le donne cominciarono ad utilizzare i monocoli, come testimoniato da un articolo del 1903 del New York Herald, che sottolineava come questi fossero ormai degli accessori di tendenza per tutti.
Il cinema offrì un motivo in più per creare nuove icone di tendenza in cui il pubblico poteva rivedersi o aspirare. Siccome I primi film erano muti, gli effetti e il materiale di scena divennero fondamentali. Harol Lloyd, per questo motivo, è considerato colui che ha reso popolari gli occhiali (in particolare quelli rotondi in corno, poi diventati molto comuni fra gli uomini del suo tempo) in un momento in cui, come detto, indossarli in pubblico creava qualche imbarazzo.
Nella commedia “Over the Fence” del 1917, Lloyd usò gli occhiali per distinguere se stesso da “The Boy”, il suo personaggio con gli occhiali, invece di utilizzare un pesante trucco o abiti di scena troppo eccessivi. Dopo un anno e mezzo, quel personaggio aveva raccolto una fama incredibile e quando Lloyd chiese alla casa produttrice un secondo paio di occhiali, questa gliene inviò venti gratuitamente, riconoscendogli il merito di avere reso quella forma di corno così nota. Senza volerlo si dimostrò la forza del product placement all’interno dei film e la potenzialità intrinseca di un semplice oggetto, come gli occhiali, capace di plasmare l’aspetto di un personaggio o del suo carattere; questo valeva non solo per le celebrità, ma anche per i fan che ne imitavano il look.
Nel frattempo a Torino, dall’altra parte del mondo, un fotografo e proprietario di un negozio di ottica, fondò un marchio che è diventato il simbolo dello stile italiano: nel 1917 infatti, Giuseppe Ratti cominciò a creare i suoi primi occhiali per viaggiatori, per chi competeva in gare automobilistiche ed aviatori. Il suo primo modello si caratterizzava per lenti sfumate e lati in gomma, ben fermi sulla testa grazie a bande elastiche. Inoltre, il personaggio “Cinesino”, un uomo cinese che apparve nelle prime campagne pubblicitarie, aiutò a definire l’identità di quello che oggi conosciamo come Persol.
Per la maggior parte di quegli anni, le forme continuarono ad essere poche: oblunghe, ovali e rotonde, indossate sia da uomini che da donne, sebbene i più estrosi lorgnette (occhiali con impugnatura di metallo) rimanevano ad appannaggio di queste ultime. I consumatori erano comunque limitati nella scelta data la difficoltà di produrre pezzi unici, che restano un lusso più raro (e anche meno pratico nell’utilizzo).